Nonostante le criticità evidenziate dal Garante Privacy, il governo ha dichiarato che la fatturazione elettronica obbligatoria fra privati partirà come previsto il 1° gennaio 2019, senza ulteriori proroghe.
Infatti il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, durante l’inaugurazione dell’anno di studi 2018-19 della Guardia di Finanza ha dichiarato che:
“Dal primo gennaio 2019 la fatturazione elettronica sarà obbligatoria in via generalizzata in tutti i rapporti commerciali, quelli business to business e business to consumer.”
Questo perché, prorogare o ritirare la misura, costerebbe circa 1,9 miliardi di euro in un anno per le casse dello stato; al contrario, procedendo con l’attivazione, sono previste entrate per circa 2 miliardi di euro.
I rilevi del Garante della Privacy, riguarderebbero:
“la trasmissione e memorizzazione di una ingente mole di dati non direttamente rilevanti ai fini fiscali, con conseguenze per la tutela della riservatezza, in particolare in merito alle strategie aziendali.”
Essa contiene informazioni non necessarie a fini fiscali e come afferma:
“…ciò, vale a maggior ragione anche per categorie di dati particolari e giudiziari, rilevabili da fatture elettroniche emesse, ad esempio, da operatori attivi nel settore sanitario o giudiziario” e il Fisco non ha “individuato al riguardo nessuna specifica misura di garanzia volta ad assicurare il rispetto dei principi di limitazione della finalità, minimizzazione e riservatezza”.
In quanto elettronica, sarà a disposizione di tutti i consumatori senza partita IVA sul portale dell’Agenzia senza dover chiedere alcun consenso,
“nonostante il diritto di ottenerne una copia, digitale o analogica, direttamente dall’operatore”.
Il che comporta:
“un ingiustificato incremento dei rischi per i diritti e le libertà di tutti i privati cittadini, insiti in un trattamento massivo e informatizzato di dati accessibili tramite un applicativo web”.
Il Garante inoltre fa considerazioni correlate alle tecnologie utilizzate:
Tutto ciò non ha fermato il governo, ma la prudenza resta d’obbligo, viste le criticità e in particolare la mancata consultazione del Garante per i provvedimenti emessi il 30 aprile e il 5 novembre 2018, violando quindi il Codice in materia di protezione dei dati personali, dlgs 196/2003, modificato dal predetto dlgs 101/2018 (che lo armonizza al Gdpr europeo).
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